Come gli obiettivi ci condannano all’infelicità (a volte)

Come gli obiettivi ci condannano all’infelicità (a volte)

Cinque chili in meno, quell’aumento aspettato da tempo o anche solo svegliarsi alle 6.00 tutte le mattine. Gli obiettivi possono essere i più diversi ma sono sempre dei traguardi, un punto ai nostri desideri. Possono riguardare vari aspetti come lo sviluppo personale, la carriera, la finanza, l’istruzione e molti altri. Gli obiettivi aiutano a focalizzarci, orientarci e motivarci e permettono di monitorare i progressi verso il raggiungimento dei risultati desiderati. È per questo che, oltre all’aspetto più pratico, gli obiettivi sono prima di tutto emozioni e non solo quelle che viviamo quando li scriviamo o fissiamo nella nostra testa ma soprattutto la proiezione, il pensiero, di come ci sentiremo una volta ottenuti.  

Ogni obiettivo, quindi, è una sorta di scommessa che il nostro cervello sta facendo sulle emozioni che proveremo una volta raggiunto quel risultato. Ecco allora che qui cinque kg in meno non sono solo un numero sulla bilancia ma sono associati ad essere più sani -e magari più in linea con i canoni estetici del momento-, l’aumento significa un posizionamento più alto nella società e svegliarsi alle 6.00 ogni mattino può essere legato all’idea che abbiamo della produttività. Quando stabiliamo un obiettivo, tendiamo a tenere in considerazione più a quelle emozioni future che il risultato in sé. 

Il problema è che questo è spesso un biglietto di sola andata per l’infelicità. Legare la nostra serenità, o soddisfazione, o qualsiasi altro stato emotivo positivo, direttamente solo al raggiungimento di traguardi, ci porta a vivere nella proiezione di un futuro indefinito e all’infelicità e frustrazione presenti. 

Nel momento in cui pensiamo che saremo soddisfatti, realizzati e sereni solo quando otterremo un certo obiettivo, di fatto stiamo dicendo al nostro cervello che finché non avremo raggiunto quel traguardo saremo, al contrario, insoddisfatti, insicuri, scontenti.

Dovremmo invece imparare a definire obiettivi che ci facciano vivere le emozioni che desideriamo fin da subito, e non dopo averli raggiunti, ma durante l’attività quotidiana necessaria per la loro realizzazione.

E così non dovrebbero essere quei 3 o 5 o 10 chili in meno a renderci felici, piuttosto la passeggiata quotidiana con l’intento di perderli, il fatto di prendersi cura di sé dopo lungo tempo. L’aumento dello stipendio a lavoro, invece, potrebbe farci riflettere sul senso di approvazione che cerchiamo dagli altri o sulla nostra idea di successo, come essere produttivi può essere un intento da portare avanti nella modalità più adatta a noi, anche non sacrificando a tutti i costi il sonno. 

Insomma, gli obiettivi sono importanti e sono spesso il motore delle nostre azioni, ma esplorare le emozioni dietro a ogni piccola meta prefissata è importante per goderci il viaggio, più che per raggiungere nel più breve tempo possibile quello che vogliamo.



No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.