Titolo rappresentativo di una quota di proprietà di una società.
Nell’ambito della gestione del patrimonio indica la ripartizione del portafogli tra azioni, obbligazioni, liquidità, materie prime, valute ecc.
Analisi dei singoli strumenti finanziari al fine di adottare scelte strategiche d’investimento.
Valutazione massima del grado di solvibilità di un titolo, e del soggetto emittente, attribuita dall’agenzia di rating Standard&Poor’s. La sigla AAA rappresenta un eccellente livello di affidabilità del debitore.
Il Blockchain è un sistema di organizzazione dei dati criptografati, decentralizzato che registra tutti i movimenti e le transazioni. Quando una tecnologia cambia in modo radicale lo status quo, (vedi internet fine anni ‘90) si generano inevitabilmente delle bolle, probabilmente destinate a scoppiare, e sicuramente a fare male a molti investitori. Ciò premesso, le criptovalute e le sue infrastrutture (Blockchain) sono di sicuro interesse, le quotazioni raggiunte oggi dal Bitcoin mi paiono poco sensate anche se “i mercati possono stare irrazionali più a lungo di quanto tu possa restare solvente” (J. M. Keynes).
Istituzione deputata alla supervisione del sistema bancario e al controllo della quantità di moneta nell’economia.
Termine inglese che indica un vincolo. Può anche indicare un titolo obbligazionario emesso da una società o ente pubblico, attraverso il quale l’emittente si impegna a rimborsare l’importo alla scadenza indicata, oltre a pagare un tasso d’interesse a determinate cadenze.
È un mercato organizzato per la negoziazione degli strumenti finanziari.
Questo termine, viene utilizzato in ambito finanziario per indicare un riferimento, di un particolare titolo o mercato, in relazione al quale potere effettuare un confronto per valutare il rendimento di un determinato asset oggetto di analisi.
Nel linguaggio degli investimenti, il termine viene usato per indicare monete diverse da quella nazionale.
Fluttuazione del prodotto, del reddito e dell’occupazione a livello di sistema economico.
Valore complessivo dei titoli di una società ottenuto moltiplicando il numero delle azioni che compongono il capitale sociale per il suo valore di Borsa. Questo dato, opportunamente comparato con altri indicatori ( reddito netto, cash flow) permette di determinare se un determinato titolo è sottovalutato o sopravvalutato.
(Certificato di Credito del Tesoro): titolo obbligazionario rappresentativo, al pari di BOT (scadenza max 12 mesi) e BTP (scadenza max 50 anni) del debito pubblico Italiano con cedole indicizzate e durata compresa tra 2 e 10 anni.
Corrisponde all’interesse periodico che l’emittente di una obbligazione paga periodicamente ai propri obbligazionisti. Si chiama cedola, perché i primi bond erano fisicamente muniti di una cedola che si staccava e veniva presentata in banca per avere gli interessi.
A livello di cambi, merci, titolo, ecc., le operazioni che consentono di proteggere il portafoglio dal rischio di oscillazioni dei mercati sottostanti.
È una tecnica utilizzata nella gestione del portafoglio (l’insieme degli investimenti) che consiste nell’investire in una vasta gamma di strumenti finanziari in modo da diminuire la rischiosità dell’investimento, e al contempo non correlare il portafoglio, ovvero fare in modo che i rendimenti non si muovano nella stessa direzione.
Nel gergo finanziario indica la vita media di un’obbligazione ponderata con il flusso di cedole che il titolo pagherà in futuro. La duracino, se pur in maniera approssimativa, costituisce una misura della volatilità (oscillazione) di un titolo: quanto più è elevata, tanto maggiori sono le escursioni di prezzo che un titolo subisce in corrispondenza di una variazione percentuale dei tassi.
Soggetto che opera in borsa a scopo speculativo, acquistando e vendendo titoli nella stessa giornata.
Si intendono gli utili che una società distribuisce ai propri azionisti. A titolo di esempio: la società Alfa ha un capitale sociale di 100.000 € suddiviso in 10.000 azioni con valore nominale pari a 5 €. Nell’esercizio contabile si realizza un utile di 10.000 euro e la società decide di distribuirne la metà agli azionisti. Il dividendo unitario è pari a: 5.000 € / 10.000 azioni = 0,5 € /azione.
Paura, insicurezza, avidità, orgoglio, rammarico. Sono alcune delle emozioni che possono incidere sulle decisioni degli investitori. Soprattutto nelle fasi più concitate delle contrattazioni possono portare a scelte irrazionali e il ricordo di scelte sbagliate può influenzare anche le strategie future. Può capitare che i mercati si muovano in modo irrazionale e soprattutto in modo inefficiente. Le motivazioni possono essere molte: dalle errate valutazioni dei prezzi alle anomalie sui ritorni degli investimenti, fino alla scoperta di processi decisionali non del tutto razionali. Tutte queste inefficienze in genere sono dettate da irregolarità del comportamento degli attori chiamati in causa, e possono essere considerate delle mere opportunità d’investimento in un approccio più razionale. Morale? Per gestire al meglio le scelte di investimento occorre distacco, razionalità ed un metodo basato su regole rigide.
Tasso di riferimento interbancario fissato sulla base dei tassi praticati dalle principali banche attive nell’area dell’Euro. Per gli italiani, l’Euribor è una parola che viene associata ai mutui a tasso variabile.
Comunicazione che intermediario finanziario fa al proprio cliente in merito all’esecuzione di un ordine di borsa ricevuto.
È l’acronimo di Exchange Trade Fund, un termine con la quale si identifica una particolare tipologia di fondo d’investimento o Sicav con due principali caratteristiche:
– è negoziato in borsa come un’azione
– replica completamente l’indice (benchmark) al quale si riferisce in modo totalmente passivo
È quella parte di studi economici che analizza le decisioni di investimento dei risparmiatori. Su questo argomento sono stati perfino assegnati dei premi Nobel per l’economia: nel 2002 allo psicologo israeliano Daniel Kahneman, per gli studi e le ricerche sulla psicologia cognitiva, i processi mentali e le decisioni economiche, nel 2013 all’economista statunitense Robert James Shiller, autore nel 2005 del libro “Irrational Exuberance” per i suoi studi sulla formazione di bolle speculative e sulla volatilità dei mercati finanziari, e nel 2017 all’economista statunitense Richard H. Thaler, autore nel 2009 del libro “Nudge, una spinta gentile” per avere contribuito alla costruzione di un ponte tra le analisi economiche e psicologiche del processo decisionale dei singoli individui. A cosa serve la finanza comportamentale? La risposta è semplice: serve ad individuare possibili errori, e aiuta ad evitarli.
Sono strumenti di investimento, suddivisi in quote, gestiti dalle società di gestione del risparmio (Sgr) o società a capitale variabile (Sicav) che riuniscono le somme di più risparmiatori e le investono, come un unico patrimonio, in attività finanziarie (azioni, obbligazioni, titoli di stato, ecc.) o, per alcuni di essi, in immobili, rispettando regole volte a ridurre i rischi.
È un particolare fondo comune d’investimento che distribuisce periodicamente (in tutto o in parte) ai sottoscrittori delle quote, le cedole (se obbligazionari) o i dividendi (se azionari).
È un fondo creato per la gestione delle risorse accantonate dai soggetti nel corso della vita lavorativa, e per l’offerta di pagamenti periodici al termine della fase di gestione.
Contratto a termine standardizzato. Chi acquista/vende un future assume l’obbligo di acquistare/vendere a una certa data e a un certo prezzo l’ammontare di beni sottostante al contratto. I future possono riguardare merci, tassi d’interesse, obbligazioni, indici azionari, valute. Nel caso di strumenti finanziari, come gli indici di Borsa, può essere prevista la liquidazione in denaro del differenziale tra il prezzo di mercato e quello stabilito dal contratto. I contratti future sono trattati su mercati regolamentati dove un’organismo, detto Clearing house, ne assicura l’esecuzione.
Approccio in cui il gestore di un investimento mira a conseguire performance migliori del mercato attraverso attività di ricerca, analisi e valutazioni qualitative e quantitative.
Stile di gestione che mira a replicare il rendimento del benchmark.
Attività di gestione di patrimoni e di consulenza rivolta a persone fisiche con disponibilità patrimoniali consistenti.
Servizi di gestione di un patrimonio offerti da banche, SIM e società di gestione di fondi comuni che investono il capitale dato loro in gestione in fondi comuni di investimento e SICAV. Il patrimonio conferito in gestione dai singoli clienti costituisce a tutti gli effetti un patrimonio distinto da quello della società di gestione e da quello degli altri clienti: non è dunque consentita alla società una “gestione in monte” nella quale vengano confusi i patrimoni dei clienti, il che darebbe luogo a una forma di fondo comune di investimento. La società deve predisporre dei conti individuali, che permettano al cliente di individuare in ogni momento i beni di sua proprietà, e di cambiare la composizione del portafoglio se lo ritiene opportuno.
Guadagno proveniente dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita di un determinato bene o investimento.
È il soggetto che decide come allocare il capitale a disposizione tra i vari beni di investimento presenti sul mercato, allo scopo di soddisfare le esigenze di rischiosità e di rendimento del portafoglio.
Vedi copertura.
Sono fondi speculativi che utilizzano particolari strategie di copertura, liberi di scegliere l’oggetto del proprio investimento ed in grado di generare, ove la gestione risulti efficiente, un livello di performance superiore rispetto ai fondi tradizionali.
Indicatore statistico utilizzato per misurare il tasso d’inflazione dell’economia, che rileva l’andamento dei prezzi di un ampio paniere di beni di consumo.
Indice statistico in grado di rappresentare l’andamento di un mercato rispetto a un periodo scelto come riferimento.
È uno dei più popolari indicatori di misura della qualità di rendimento. È dato dal rapporto tra il rendimento storico medio annualizzato di un portafoglio diminuito del rendimento prodotto da un investimento privo di rischio (“Risk free rate”) e la sua deviazione standard annualizzata. Il rendimento è calcolato, quindi, al netto del “Risk free rate”, ossia del rendimento ottenibile dall’impiego del capitale senza rischio, come può essere un buono del tesoro ordinario a breve termine. Questa valutazione è più accurata in quanto tiene conto del rendimento in eccesso, dal momento che quello privo di rischio avrebbe comunque potuto essere ottenuto senza difficoltà. In effetti, l’importanza dell’Indice di Sharp consiste nel fatto che non si limita a quantificare la performance di un titolo, ma valuta il rischio occorso per raggiungerla e questo rende il confronto tra due portafogli più corretto.
È un indice utilizzato per descrivere gli andamenti dei mercati azionari, dove i titoli che rientrano nella composizione dell’indice danno origine a variazioni nello stesso in proporzione alla loro capitalizzazione. In questo caso i titoli con capitalizzazione più alta saranno proporzionalmente più influenti nella determinazione dei movimenti dell’indice.
Misura dell’aumento dei prezzi di beni e servizi nel corso del tempo.
Indicatore che misura la qualità della gestione di uno strumento finanziario rispetto al livello di rischio assunto.
Swap d’interessi, dove due controparti, che hanno preso a prestito lo stesso importo per la medesima scadenza, si mettono d’accordo, con l’intermediazione di una banca o di una società specializzata, per scambiarsi reciprocamente l’onere degli interessi. Generalmente una controparte paga un tasso fisso, mentre l’altra paga un variabile.
Generalmente, si tratta di titoli che non presentano particolari aspetti di rischiosità e che possiedono con rating creditizio superiore a BBB.
Tecnica d’investimento che prevede l’utilizzo di capitali presi a prestito per incrementare le potenzialità di guadagno di un’operazione. Ciò può comportare tuttavia un aumento delle perdite potenziali.
È il tasso d’interesse (lettera) sui depositi di una determinata divisa, che viene applicato dalle principali banche internazionali per i reciproci finanziamenti. È un tasso variabile, utilizzato spesso come tasso di riferimento per la concessione di finanziamenti alla clientela. Si tratta di uno dei “key rates”, e viene rilevato ogni mattina alle ore 11 di Londra.
Strategia, usata principalmente nei Fondi Hedge. Consiste nell’assumere posizioni cosiddette “rialziste”, ovvero di acquisto, per i titoli di cui si prevede un apprezzamento e “ribassiste”, ovvero di vendita allo scoperto, per i titoli di cui si prevede un deprezzamento. Nello specifico si vendono titoli che non si possiedono (ma che si prendono in prestito) con il proposito di riacquistarli quando le quotazioni saranno inferiori.
Se riferito a un’obbligazione, indica una scadenza superiore ai sette anni, mentre se riferito alle normali operazioni bancarie, indica scadenze superiori ai tre anni.
È il mercato in cui sono scambiati capitale e credito, dove le principali componenti sono: il mercato monetario (riguardante gli scambi a breve termine), il capital market (riguardante gli scambi a medio e lungo termine), il mercato azionario e quello dei cambi.
Mercato in cui i prezzi tendono per la maggior parte al rialzo.
Mercato in cui i prezzi tendono per la maggior parte al ribasso.
Direttiva europea entrata in vigore il 1 novembre 2007 con l’obiettivo di armonizzare i mercati finanziari e di creare un sistema di regolamentazione coerente all’interno dell’Unione Europea.
Nota società di analisi finanziaria la cui attività è la valutazione del grado di solvibilità di imprese o autorità pubbliche che hanno emesso titoli di debito. Ogni analisi viene conclusa con un “rating”, che è una valutazione finale qualitativa della bontà del titolo emesso dalla società in esame.
Rendimento effettivo di un portafoglio calcolato tenendo conto delle decisioni di conferimento/riscatto del cliente effettuate nell’arco di un dato periodo. Si tratta del tasso di rendimento di un portafoglio ponderato per il capitale effettivamente investito. Tale misura serve all’investitore per valutare il rendimento effettivo del proprio investimento. Il MWRR tiene adeguatamente conto degli apporti o delle sottrazioni di capitale che l’investitore effettua nel corso del periodo di investimento. Vedi anche: TWRR o Time Weighted Rate of Return.
Il valore della quota di un fondo comune, che si determina dividendo il valore totale delle attività del fondo per il numero delle quote. Questo valore viene calcolato periodicamente dalla società di gestione.
I non performing loans (prestiti non performanti) sono attività che non riescono più a ripagare il capitale e gli interessi dovuti ai creditori. Si tratta in pratica di crediti per i quali la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza che per ammontare dell’esposizione. I non performing loans nel linguaggio bancario sono chiamati anche crediti deteriorati e si distinguono in varie categorie fra le quali le più importanti sono le esposizioni scadute, le sconfinanti, i ristrutturati, gli incagli e le sofferenze. A fronte dei crediti a rischio, le banche devono effettuare accantonamenti prudenziali.
vedi Bond.
Titolo di credito emesso da società private allo scopo di raccogliere capitali per finanziarsi. Come per i Titoli di Stato, prevede il pagamento di interessi (cedole) e il rimborso del capitale alla scadenza.
Obbligazione corporate con rating inferiore a “Investment Grade”. Generalmente, maggiore è il rischio di fallimento, maggiore è l’interesse o cedola corrisposto.
Obbligazione dove cedole e capitale sono legati all’andamento dell’inflazione. L’indice d’inflazione utilizzato è specificato in anticipo.
Strumento finanziario che da il diritto (ma non l’obbligo) di comprare un certo strumento finanziario a un prezzo concordato entro la data di scadenza dell’opzione stessa.
Vedi Benchmark.
Vedi Rapporto Prezzo/Utile.
Vedi Indice Ponderato.
Vedi Gestioni Patrimoniali Individuali.
L’unità di misura più piccola utilizzata per stabilire i rendimenti dei titoli a reddito fisso. Equivale a un centesimo di punto percentuale e quindi allo 0,01%.
Contratto che da il diritto al possessore (ma non l’obbligo) di vendere azioni, obbligazioni, materie prime o altri strumenti ad un prezzo prefissato (prezzo di esercizio) entro una predeterminata scadenza.
Parametro per valutare l’andamento di un investimento rispetto al suo gruppo di riferimento. Per esempio, se un fondo è posizionato nel primo quartile significa che fa parte del 25% migliore del gruppo di riferimento.
È il rapporto che indica il numero di volte che il prezzo di un titolo azionario copre gli utili conseguiti (o che lo saranno) da una società.
Rapporto tra il prezzo di un’azione e il suo valore netto contabile (cioè il valore degli attivi societari meno le passività). Misura la valutazione di una società espressa dal mercato.
Attraverso questo servizio è possibile suddividere il conto in più sottoconti, dedicando ogni singolo sottoconto ad una classe d’investimento. E’ inoltre possibile compensare minusvalenze e plusvalenze maturate sui diversi sottoconti, mantenendo quindi i vantaggi di un’unica posizione fiscale.
Vedi Rendimento.
Giudizio e analisi sulla idoneità da parte di un soggetto di rimborsare e adempiere alle obbligazioni contratte nel presente e nel passato.
È la valutazione che specifiche società di analisi danno a un’obbligazione, quindi un giudizio sulla capacità dell’emittente di assolvere i propri impegni di pagamento derivanti dall’aver emesso le suddette obbligazioni. I Rating generalmente variano tra AAA (valore massimo) a DDD (valore minimo).
Rapporto fra il reddito che viene generato da un investimento e la corrispondente somma investita, espresso come percentuale del capitale impiegato.
Il rendimento ottenuto acquistando un’attività finanziaria ai prezzi di mercato mantenendola fino al rimborso finale, usufruendo quindi dei pagamenti cedolari e della eventuale differenza tra il prezzo iniziale e quello del rimborso finale.
È il rendimento che un soggetto razionale si aspetta dall’investimento di un bene, un titolo, una materia prima, sulla base di tutte le informazioni disponibili al momento.
Rendimento di un investimento depurato dall’effetto inflazione. Ad esempio, se un investimento ha reso il 7% e l’inflazione è stata del 3%, il suo rendimento reale è pari al 4%.
Il risultato di un investimento sotto forma di percentuale rispetto all’importo investito. Il rendimento viene calcolato considerando i flussi di cassa prodotti dall’investimento, come dividendi, cedole, ecc. nonché l’ammontare del capitale che sarà ottenuto al termine del periodo. Il risultato viene generalmente espresso in percentuale e riferito al periodo convenzionale di un anno, in modo tale da poter facilitare i confronti tra le varie opportunità di investimento disponibili.
È il periodo di sviluppo dei principali aggregati economici, come il prodotto nazionale lordo, il quale indica che il sistema economico di una nazione sta entrando in una fase di espansione.
È la probabilità che un evento negativo possa verificarsi, o la valutazione della possibilità che si verifichi una perdita o un mancato guadagno. Il rischio di tasso d’interesse indica quale oscillazione di valore subisce un investimento a causa di variazioni nei rendimenti di mercato. Il rischio di cambio indica come viene influenzato il valore di un bene espresso in valuta straniera al variare del rapporto di cambio. Il rischio di credito è invece quello a cui è sottoposto un ente creditizio che ha concesso del credito e che può non essere in grado di ottenerne la restituzione dal debitore. Il rischio politico invece è quello derivante dalla situazione politica di un Paese in cui sono stati effettuati degli investimenti.
Quantificazione dell’esposizione di un Paese straniero all’inadempimento delle proprie obbligazioni finanziarie, a causa di una particolare instabilità politica o sociale, oppure di una situazione economica negativa.
La parte di rischio legata all’investimento azionario che può essere connessa all’evoluzione del mercato in generale e che non dipende dalle caratteristiche proprie di una singola azione.
Data di pagamento degli interessi e di rimborso di capitale in un prestito obbligazionario.
È il gruppo di titoli azionari che possono essere raggruppati in una categoria omogenea, grazie alle caratteristiche delle società emittenti. Un esempio di settore e quello delle costruzioni, delle assicurazioni, ecc.
Vedi Indice di Sharpe.
La SICAV (Società di Investimento a Capitale Variabile) è una società per azioni che ha per oggetto esclusivo l’investimento collettivo in valori mobiliari del patrimonio raccolto mediante offerta al pubblico delle proprie azioni. A differenza dei fondi comuni di investimento, il patrimonio della Sicav è rappresentato da azioni anzichè quote: pertanto i sottoscrittori, diventando soci della Sicav, hanno la facoltà di intervenire alle assemblee e di votare le delibere.
Situazione in cui un portafoglio presenta un peso percentuale in determinati asset, settori, aree geografiche o titoli inferiore rispetto al benchmark.
Situazione in cui un portafoglio presenta un peso percentuale in determinati asset, settori, aree geografiche o titoli maggiore rispetto al benchmark.
Viene così definito il bene di investimento che sta alla base di un contratto derivato. Per esempio il sottostante del future sul petrolio è una specifica quantità di petrolio non inferiore a un limite prefissato.
Solitamente, si tratta di titoli con rating creditizio inferiore a BBB.
Interventi attuati per garantire il maggior equilibrio possibile nel movimento di un complesso economico. Per esempio le operazioni effettuate dalla Banca centrale a mercato aperto con lo scopo di rendere disponibile la moneta necessaria per evitare tensioni sul mercato dei capitali. Il termine viene anche utilizzato nel caso di operazioni in titoli eseguite per ovviare alle momentanee mancanze di domanda e offerta che potrebbero provocare notevoli oscillazioni del prezzo.
Condizione economica la cui particolarità è data dalla presenza contemporanea di un basso livello di attività economica, un’alta percentuale di disoccupazione e un altrettanto elevato tasso di inflazione.
Società di analisi finanziaria specializzata nell’esame e nella valutazione delle caratteristiche di debitori di notevoli dimensioni. L’analisi di S&P su queste grandi società si conclude con l’attribuzione di un rating qualitativo che riassume il livello di affidabilità che può essere accordato.
Approccio che mira a ottenere rendimenti positivi indipendentemente dal contesto di mercato, attraverso la costruzione di un portafoglio svincolato da un indice di riferimento.
Strumento finanziario il cui prezzo e la cui valutazione sono dipendenti dal prezzo di un altro bene, definito strumento sottostante. Le option e i future rientrano in questa categoria di strumenti finanziari.
In un regime di cambi fissi o controllati, la diminuzione di valore di una divisa sia nei confronti di un’altra divisa che di un gruppo di queste.
In generale si tratta dello scambio di beni di investimento differenti: nel mercato dei titoli è lo scambio di obbligazioni con diversa durata, qualità e rendimento (bond swap); nel mercato dei cambi è lo scambio di flussi di pagamento periodici in divise diverse (currency swap); nel mercato di capitali fa riferimento allo scambio di flussi di pagamento periodici nella stessa divisa, determinati da tassi di interessi diversi (interest rate swap).
Movimento di fondi da un investimento a un altro come per esempio, il passaggio da titoli azionari difensivi a titoli ciclici, da un tipo di strumento derivato a un altro, da un fondo comune a un fondo della stessa categoria, ecc.
Tasso di interesse calcolato sulla base di contratti swap esistenti.
Buona parte dei progressi raggiunti negli ultimi trent’anni in materia di tecniche di Asset allocation si basano su modelli econometrici ed in particolare sulla “Modern Portfolio Theory” elaborata da Markowitz. Markowitz identificò e sintetizzò le informazioni statistiche chiave necessarie alla definizione di un portafoglio: il rendimento medio, la volatilità e la correlazione. Il problema di come investire non risiede tanto nella scelta di un mercato piuttosto che di un altro, bensì nella costruzione di un portafoglio diversificato tra diversi tipi di investimento. Non esiste virtualmente il portafoglio ideale. Esso dipende dalle caratteristiche del singolo investitore in termini di propensione al rischio e rendimento atteso. L’analisi statistica dei diversi mercati che concorrono alla costruzione del portafoglio ci aiuta a definire quali e in che misura sono più adatti all’investitore.
È una teoria di carattere finanziario che permette la determinazione analitica dell’allocazione efficiente del capitale disponibile, tra le varie categorie di beni, in modo da ottenere un determinato rapporto desiderato tra rischiosità e rendimento del portafoglio.
È l’abilità nel scegliere i momenti più idonei per effettuare un investimento o un disinvestimento.
Termine generale per indicare uno strumento finanziario, come ‘azioni e obbligazioni’.
Titolo obbligazionario che viene emesso dal governo di un Paese, e da questo garantito. Fra questi vi sono: titoli a lungo termine, Buoni del Tesoro, titoli indicizzati garantiti dallo Stato, ecc.
Titolo obbligazionario il cui rendimento viene dato esclusivamente dalla graduale crescita del valore del titolo fino alla scadenza, non prevedendo quindi il pagamento di cedole periodiche e riconoscendo l’interesse maturato in un’unica soluzione al momento del rimborso.
Indicatore dei costi totali della gestione di uno strumento d’investimento collettivo (fondo o SICAV), che incide sui rendimenti.
Misura della differenza di rendimento tra un portafoglio e il suo benchmark. Se utilizzato per prevedere l’andamento dell’investimento è detto “Ex Ante”, se misurato su dati storici è detto “Ex Post”.
È la tendenza che il prezzo di un bene di investimento mostra quando viene riportato in un grafico. Si parla per esempio di trend rialzista quando i prezzi tendono a crescere col tempo, ribassista nel caso contrario.
Tasso di rendimento ponderato per il periodo di riferimento. È un metodo di calcolo dei rendimenti che sterilizza l’impatto di apporti e prelievi. Con questo metodo si calcolano i rendimenti in tutti gli intervalli compresi fra due flussi di cassa (positivi o negativi) e si capitalizzano i risultati sull’intero periodo di riferimento. Questa misura di rendimento risulta indipendente dalla tempistica delle scelte di investimento/disinvestimento. Per quanto detto sopra il TWRR consente infatti il confronto con benchmark o altri fondi poiché non è influenzato dai flussi di raccolta. Vedi anche: MWRR o Money Weighted Rate of Return.
Strumenti di investimento collettivo sottoscrivibili in Unione Europea. La disciplina UCITS III consente loro di investire in un’ampia gamma di strumenti finanziari, compresi i derivati.
Frazione degli utili societari che spetta al possessore di un’azione ordinaria. Si calcola dividendo l’ammontare degli utili al netto delle imposte, dei pagamenti d’interesse per i possessori di obbligazioni e dei dividendi corrisposti ai possessori di titoli azionari di risparmio o privilegiati, per il numero dei titoli esistenti. Solitamente sono compresi nel conteggio del numero dei titoli anche quelli che possono derivare dalla conversione di titoli convertibili esistenti, in questo caso il valore degli utili per azione viene chiamato “fully diluted”.
Sono polizze nelle quali le prestazioni sono collegate (“linked”) al valore unitario delle quote (“unit”) di fondi assicurativi appositamente creati.
Valore di rimborso di un titolo, diverso dal valore di mercato. Nel caso delle obbligazioni rappresenta il capitale dovuto alla scadenza e sul quale vengono calcolate le cedole.
È il prezzo di un bene di investimento, che ha origine da contrattazioni efficienti fra soggetti informati in un mercato concorrenziale, che è quello in cui esiste una pluralità di soggetti ognuno dei quali non può influenzare il prezzo di equilibrio, che si forma unicamente per effetto dell’incontro tra domanda e offerta. Per quanto riguarda le contrattazioni in titoli, il prezzo di mercato è quello a cui si effettuano le compravendite in un preciso istante.
Misura statistica della variabilità del prezzo di un bene d’investimento. E’ un indicatore del grado di rischio del portafoglio. La più utilizzata è la deviazione standard (Standard Deviation) che viene calcolata estraendo la radice quadrata della somma dei quadrati degli scarti dalla media dei singoli rendimenti mostrati dal prezzo in un periodo di tempo determinato e dividendo la, successivamente, per il numero di dati sotto esame.
Vendita di titoli presi in prestito da terze parti con l’obiettivo di riacquistarli successivamente a un prezzo inferiore e restituirle al finanziatore, beneficiando dell’abbassamento del prezzo tra il momento della vendita e quello dell’acquisto.
Certificato, obbligazionario o azionario, che permette al possessore di acquistare titoli a un prezzo prefissato, talvolta entro un dato periodo di tempo.
“E’ il nome della strada di New York nella quale si trova la più grande Borsa del mondo, quella americana; per estensione, indica la Borsa stessa. L’andamento della borsa americana condiziona quello di tutte le borse mondiali e l’indice Dow Jones (il più vecchio ed il più noto del mondo) viene letto con attenzione da tutti gli operatori ed i risparmiatori per capire come sta evolvendo l’economia americana.”
Vedi Rendimento.
Vedi Titolo Senza Cedola.