Un giro nel bosco senza uscire dalla città: a Milano si può

Un giro nel bosco senza uscire dalla città: a Milano si può

 

Se ci chiedessero di descrivere le città in cui viviamo, diremmo che sono fatte di auto, persone che ci abitano, edifici, segnaletica e monumenti. Probabilmente parleremmo così anche di Milano, dimenticandoci però di una sua componente essenziale e che vale la pena conoscere: in via Novara, nei pressi dello Stadio di San Siro, esiste una realtà chiamata BOSCOINCITTA’, un parco pubblico con boschi, prati, corsi d’acqua, zone umide e persino duecento orti, assegnati a cittadini che li curano e li coltivano con grande attenzione.

Un piccolo angolo di quiete, una pausa dalla frenesia di tutti i giorni e una passeggiata nella natura senza doversi necessariamente muovere dalla città. All’interno del complesso di alberi e prati è possibile trovare anche un laghetto, un giardino d’acqua, un apiario e un frutteto. Tutti elementi che sembrano essere perfettamente dove dovrebbero, in armonia con il contesto e nati e cresciuti in maniera spontanea. Invece il Bosco ha origine da un’attenta progettazione, pensata e ragionata, e messa a punto a partire dal 1974. In quell’anno quei terreni semi abbandonati furono affidati alle cure di Italia Nostra, un’associazione nata nel 1955 per proteggere i beni culturali e ambientali, che fino a quel momento però aveva operato perlopiù in ambito storico-artistico. L’associazione, insieme a moltissimi volontari, si adoperò per compiere un atto rivoluzionario per l’epoca: riforestare. Di fatti Boscoincittà può essere considerato il primo caso di vera riforestazione urbana in Italia, prima ancora che nascesse il vero ambientalismo e che si ponesse maggiore attenzione alle aree verdi delle città.

Nel resto d’Europa c’erano già esempi di questo tipo da cui prendere spunto, dall’Amsterdamse Bos al Bois de Boulogne di Parigi passando per il Tiergarten di Berlino, nate da attente pianificazioni del territorio urbano. Esattamente quello che Italia Nostra voleva fare (e ha fatto) per il suo territorio. “Nei Paesi del nord il bosco è il luogo degli elfi, mentre nella cultura latina era il luogo della paura, del lupo, delle tenebre, la selva oscura: si trattava anche di smontare e rimontare questa idea” racconta Silvio Anderloni, direttore del Centro di forestazione urbana di Italia Nostra. Lui ha visto nascere il progetto e l’ha seguito mentre diventava grande. Anzi, così grande da espandersi. La sua associazione ha preso in gestione qualche anno fa l’area Porto di mare a Rogoredo, tristemente famosa per lo spaccio, riqualificandone 75 ettari.

Il segreto del successo è sempre lo stesso ed è stato efficace anche in questo caso: presenza costante sull’area sia di persone qualificate che di appassionati e volontari. Coinvolgere attivamente i cittadini significa permettere loro di partecipare alla vita comune, dire la propria e contribuire ad un progetto finalizzato al bene di tutti. Soprattutto perché impegnarsi in questo ambito (per primi poi) vuol dire dettare un modello, essere un punto di riferimento per il futuro. L’operato di Italia Nostra ha ispirato molte altre iniziative di questo tipo in tutta Italia. Alcune persone si interessano a Boscoincittà dopo averlo visitato e chiedono agli operatori un aiuto per progettare una struttura simile nella propria città. Ancora una volta grazie all’impegno collettivo.

“Nei primi nove anni Boscoincittà si è autofinanziato tramite Italia Nostra e donazioni e finanziamenti privati. Solo in seguito il Comune ha iniziato a dare un contributo per la gestione del parco. Soldi con cui non facciamo solo gestione del verde ma realizziamo il parco, ristrutturiamo la cascina, facciamo attività con le scuole, coinvolgiamo i volontari, facciamo studi con le Università: diamo vita a un processo”.

Senza l’attività della Onlus e dei volontari la manutenzione e le iniziative del bosco costerebbero più del doppio. Probabilmente perché Italia Nostra si prende carico, attraverso i suoi dipendenti, di tutto ciò che occorre per la salvaguardia dello spazio, affidandosi a terzi solo in casi di estrema necessità (costruzioni più tecniche o interventi edili). Attenzioni che il settore pubblico sarebbe probabilmente incapace di garantire. “Se hai il tuo personale puoi gestire queste variabili e programmare una gestione nell’ordinario che prevenga buona parte delle spese straordinarie”, mentre invece l’Italia continua ad affidarsi continuamente ad appalti. “Se riduci le spese di manutenzione, c’è il rischio di ritrovarti tutto d’un colpo con molte spese inaspettate».

Secondo l’architetto Giulio Crespi, quando tutto cominciò, la maggior parte dei volontari non sapeva neppure da che parte iniziare. Eppure, negli anni, oltre venticinquemila cittadini hanno lavorato nel bosco, offrendo braccia esperte e non. Da gruppi scout a pensionati, dagli universitari alle famiglie intere: la città era grigia, anche grazie a loro ora è un po’ più verde.

 

15 dicembre 2021

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