Smartworking? Sì, ma con un ufficio virtuale

Smartworking? Sì, ma con un ufficio virtuale

Lavorare da casa significa rinunciare all’ufficio? Non totalmente, se si considera che stiamo vivendo in un’epoca in cui tutto -o quasi- può essere realizzato virtualmente. È il caso di Knock, una piattaforma che permette di costruire un ambiente simile ad un ufficio, tutto online. “Rompi i confini del lavoro da remoto” si legge sul sito di Knock. “Incontra, parla, confrontati e lavori in tempo reale con i tuoi colleghi in giro per il mondo”.

 

L’intento del progetto, quindi, è chiaro: ricreare quell’aspetto di socialità e condivisione che l’ufficio offre, senza rinunciare alla comodità di casa. Infatti, secondo una ricerca di Infojobs che ha raccolto dati sull’Italia in piena pandemia, nel 2020, quello di cui i lavoratori in smartworking hanno sentito più la mancanza sarebbe la socialità del luogo di lavoro e il confronto quotidiano con i colleghi (parimerito al 27%), e poco più sotto nella classifica una chiacchierata con i colleghi, con i clienti e con i fornitori o la pausa caffè e il pranzo con i colleghi. Insomma, l’aspetto della socialità è stato ed è ciò di che più manca durante le ore di lavoro da casa. Ed è quello a cui Knock ha cercato di rimediare: grazie alla sua piattaforma si possono creare stanze diverse, tra cui magari quella che riproduca l’angolo caffè, organizzare meeting privati o incontri partecipati, ricreare il più possibile una situazione collettiva seppure, fisicamente, lontani l’uno dall’altro. 

 

Secondo la Psicologa Psicoterapeuta Vittoria Pietra, l’aspetto sociale dell’ufficio è fondamentale non solo per l’ambito personale, ma anche in quello lavorativo. Quando siamo in ufficio abbiamo due tipi di attenzione presenti in contemporanea, una focalizzata sul lavoro, ed una più “diffusa” che raccoglie informazioni implicite sull’ambiente circostante e sui colleghi; quest’ultimo è un tipo di attenzione che è sempre attiva, spesso inconsapevolmente, perché ci fornisce una serie di dati fondamentali per il nostro cervello”. Dati che poi possono essere rielaborati anche in ottica di una carriera più performante e che con il lavoro da remoto vengono a mancare. Ma non solo. “[…] La mancanza di un contesto vivo attorno, tra le altre cose, deteriora la capacità di percepire il proprio posizionamento sociale: anche questo non è banale, ci viene da pensare che una volta che una persona ha un certo ruolo, lo mantiene, ma dal punto di vista cerebrale questo non è scontato”.

 

Insomma, anche se la piattaforma non potrà colmare nella loro interezza questi aspetti, può sicuramente aiutare nella parte di socialità, nella capacità di percepire il mood generale dell’ufficio e di ricordare “celebralmente” i ruoli di ciascuno, non perdendo di vista l’idea di gruppo che si è costruita negli anni tra le mura degli uffici di tutto il mondo. 

 

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