L’Università di Harvard sta investendo sempre di più in soluzioni green: è tempo che le scuole diano l’esempio

L’Università di Harvard sta investendo sempre di più in soluzioni green: è tempo che le scuole diano l’esempio

 

La situazione climatica mondiale è sempre più critica: le temperature tendono a crescere e i ghiacciai si sciolgono ad una velocità più rapida del previsto. Sempre più studiosi sono convinti che porsi degli obiettivi climatici è l’unico modo per virare la rotta e sperare di preservare quanta più biodiversità possibile. C’è una cosa, importantissima, che possiamo fare affinché questo accada: collaborare e assicurarsi che ognuno faccia la sua parte. Ci sta mettendo del suo anche l’Università di Harvard, che ha deciso di investire la maggior parte del suo tesoretto (che conta più di 53 miliardi di dollari) in soluzioni green. L’istituto ha infatti affermato che da qualche mese ha deciso di mantenere gli investimenti in combustibili fossili in una percentuale più bassa del 2%. 

Già nel 2016 la Harvard Climate Justice Coalition, un’organizzazione che fornisce supporto legale al movimento scolastico per il clima, premeva affinché l’università disinvestisse in gas e petrolio, proprio come chiedevano gli studenti. Ma la svolta più importante è avvenuta negli ultimi anni, quando Harvard ha ridotto drasticamente la sua partecipazione nelle compagnie dedite alla lavorazione dei combustibili fossili.

Le motivazioni le ha spiegate lo stesso Presidente dell’Università, Lawrence S. Bacow, che “non intende fare investimenti futuri in combustibili fossili perché il cambiamento climatico è la minaccia più imminente che l’umanità deve affrontare”.

Le battaglie che studenti e volontari hanno portato avanti in questi anni si sono basate sull’idea che gli istituti scolastici abbiano l’obbligo di prestare attenzione al bene pubblico e che enormi quantità di denaro, come quella posseduta da Harvard, possano essere un valido strumento di cambiamento. Così come molte aziende si sono già impegnate in questo senso, anche i college stanno cercando di fare la loro parte per arginare l’impatto del cambiamento climatico: convertendo i propri sistemi energetici, investendo nella ricerca scientifica e più in generale scegliendo con cura a chi destinare il denaro a disposizione.

Così facendo, gli attivisti di Harvard sperano che altre istituzioni possano seguirne l’ esempio, perché secondo loro “le persone prestano attenzione a ciò che fa Harvard”. Tuttavia non si tratta di processi semplici ed immediati, né improvvisi. Il traguardo raggiunto dalla prestigiosa istituzione è frutto di una strategia di lunga data. Nonostante questo molte altre università, tra cui Oxford, Cambridge, Brown e Cornell, si sono a loro volta impegnate a smettere di investire nei combustibili fossili. L’utilizzo di strategie per investimenti sostenibili e responsabili ha subìto una trasformazione ed è diventato (fortunatamente) molto più comune.

Le imprese si sono rese conto che investire in questo senso può spesso rivelarsi un’ottima strada per guadagnare ancora più denaro. O almeno, non comporta in ogni caso una perdita. Uno studio condotto sui “conti bancari” di 35 università Usa che nel periodo 2011-2018 hanno smesso di investire nei combustibili fossili, ha mostrato che questa scelta non ha influenzato in alcun modo le finanze degli istituti. Ma, a prescindere dall’aspetto economico, Harvard stessa ha sottolineato che “il modo principale in cui influenziamo il mondo è attraverso la nostra ricerca e i nostri insegnamenti”.

Da anni gli studenti universitari statunitensi sostengono che gli investimenti nei combustibili fossili fatti dalle loro università sono immorali. Non solo. Sono sempre più convinti che siano anche illegali. Lo scorso 16 febbraio i ragazzi che hanno partecipato alle manifestazioni in favore di campagne contro l’impiego di denaro in combustibili fossili da parte di alcune università (tra cui Yale, Massachusetts Institute of Technology (MIT) e Princeton) hanno presentato delle denunce ai procuratori generali di Connecticut, Massachusetts, New Jersey, California e Tennessee, chiedendo espressamente di “indagare sui continui investimenti nel settore dei combustibili fossili da parte degli amministratori scolastici”. Sono piccoli passi avanti che iniziano a solcare un terreno sempre più battuto. Ma, per avere successo a lungo termine, hanno bisogno di un seguito sempre maggiore, nel minor tempo possibile. All’appello mancano infatti ancora moltissimi altri Istituti, sparsi in tutto il mondo.

 

23 marzo 2022

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