Il migliore vino bianco al mondo parla italiano

Il migliore vino bianco al mondo parla italiano

 

 

“Questo splendido bianco si apre con seducenti aromi di macchia mediterranea, fiori gialli primaverili, eucalipto e agrumi. Il delizioso palato offre sentori di succosa pesca gialla, finocchio, mandorla bianca e un accenno di pompelmo insieme a un’acidità piccante. Una nota minerale e salina aggiunge profondità. Assolutamente fenomenale”. Sono le parole con cui gli esperti di Wine Enthusiast hanno premiato l’italiano Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2019 di Bucci come miglior vino bianco al mondo.

Nella classifica dei “100 most exciting wines 2021” – pubblicata nella prestigiosa rivista di New York Wine Enthusiast Magazine – il Verdicchio ha guadagnato un ottimo secondo posto assoluto, piazzandosi alle spalle di un rosso francese (Château Siran 2018 Margaux).

Oltre a rappresentare un motivo di vanto e orgoglio per l’Italia intera, la vittoria conquistata dal Verdicchio è il riconoscimento del culmine di un lungo cammino intrapreso per migliorare anno dopo anno la qualità dell’uva e della sua lavorazione. Non a caso continuano a crescere i premi ricevuti dalla critica nazionale e internazionale, che riconoscono l’autenticità e la genuinità del prodotto e il merito di un vitigno autoctono e dei suoi produttori che stanno operando un ulteriore decisivo salto qualitativo”. Si è espresso in questi termini Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini, per il quale il Verdicchio ha il merito di avere una grande versatilità. “È in grado di dare vini di pronta beva, come dicono gli addetti ai lavori, ma anche dal potenziale di invecchiamento prima inaspettato”. Ad oggi il consorzio marchigiano conta 16 denominazioni, per un totale di 652 soci.

Con questa ulteriore “nota di merito” il Verdicchio di Jesi ha conquistato un altro riconoscimento, divenendo ufficialmente il bianco fermo più premiato d’Italia nel 2020, seguito da Fiano e Soave. In quell’anno infatti il Verdicchio imbottigliato ha sfiorato i 190mila ettolitri tra Doc e Docg, cioè 51mila in più rispetto al 2019. La domanda è cresciuta sia all’interno del territorio che all’estero, grazie a “crescita della vendita diretta, di quella di prossimità, e-commerce e soprattutto riposizionamento sulla Gdo di alcuni brand di alta qualità”, ha detto il direttore. Strategia che, di fatto, ha permesso al vino di schivare in un certo modo la crisi causata dalla pandemia.

Nella lista dei “100 most exciting wines 2021” hanno trovato spazio anche altri 17 vini italiani, e uno di loro ha mancato il podio per un soffio: il G. D. Vajra Ravera (Barolo) ha conquistato un meritato 5° posto.

Gratificazioni che rispecchiano l’andamento del mercato degli ultimi anni, che ha vissuto un exploit grazie alla riapertura dei ristoranti in tutto il mondo. Secondo le stime Coldiretti e Istat, le esportazioni del Made in Italy hanno registrato un rimbalzo del 15% in valore nel 2021, fino a raggiungere la cifra record di 7,2 miliardi sul finire dell’anno. Merito, in particolare, degli Stati Uniti, primo mercato di sbocco grazie ad un aumento del 19% delle esportazioni. Anche la Cina ama bere italiano, con un aumento delle vendite del 67% e nemmeno la Francia disdegna le etichette della Penisola: il Made in Italy del vino ha registrato un +17%.

Punti di forza su cui l’Italia deve fare affidamento per potersi risollevare, perché settori come quello agroalimentare “hanno dimostrato resilienza di fronte la crisi e possono svolgere un ruolo di traino per l’intera economia” ha detto il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

 

2 febbraio 2022

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