Grazie all’intelligenza artificiale sarà possibile capire le emozioni dei pazienti immobilizzati

Grazie all’intelligenza artificiale sarà possibile capire le emozioni dei pazienti immobilizzati

 

Nel suo libro “Undici minuti”, il narratore Paulo Coelho scriveva che “l’universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni”. Partendo dal presupposto che “condividere” prevede una qualche forma di comunicazione (verbale e non), Coelho implicitamente ribadiva che dovremmo tutti avere la possibilità di esprimere, in qualche modo, ciò che sentiamo o proviamo in un dato momento. È l’obiettivo di EMMA (Emotional Multi Modal Assistant), un progetto nato per aiutare le persone con deficienze muscolari e\o respiratorie a comunicare le proprie emozioni. Come? Insegnando a chi li circonda ad imparare a riconoscerle e a capirle.

EMMA, frutto delle menti di una squadra di giovani universitari senesi, i Power rAIngers, è un programma con un intento ben preciso: interpretare le emozioni di un paziente, immobilizzato a letto o impossibilitato a esprimersi attraverso alcun tipo di suono. Sviluppare concretamente una tecnologia che vada in questa direzione significherebbe, per il soggetto, ricevere cure qualitativamente migliori e più adeguate alle sue esigenze, nel rispetto delle sue sensazioni.

Una prospettiva che piace molto a chi di, di salute, se ne occupa ogni giorno. Gli ideatori di EMMA – Paolo Andreini, Filippo Costanti, Giuseppe Alessio D’Inverno, Giovanna Maria Dimitri, Veronica Lachi, Caterina Graziani, Niccolò Pacino e Anna Visibelli – hanno infatti vinto la quinta edizione del Rare Disease Hackathon, nell’ambito del Forum Sistema Salute di Firenze, aggiudicandosi un premio di 5 mila euro. Denaro finalizzato a porre le prime fondamenta di un progetto che ha tutte le carte in regola per farcela, grazia al suo sistema basato sulla misurazione di parametri fisiologici del paziente come la sudorazione, la frequenza cardiaca e la frequenza respiratoria. Valori che andrebbero poi inseriti in un sistema di Intelligenza artificiale, che esprime con una emoticon sullo smartwatch al polso del paziente il suo stato emotivo. Proprio come accadrebbe su un comune social network. Sapere se una persona è triste, arrabbiata, sofferente o allegra aiuterebbe chi se ne prende cura a capire come meglio intervenire.

Un passo in avanti significativo a parere dei medici, secondo i quali molte patologie neuromuscolari costringono i pazienti a “una solitudine emotiva”, comunicata il più delle volte attraverso le lacrime, unico mezzo a disposizione oltre a suoni o mugolii. Espressioni, dunque, non facili da capire (anche per i parenti stessi) e non sempre interpretabili in una sola maniera. Con EMMA, gli algoritmi dell’Intelligenza artificiale addestrati sulla persona in base a parametri ricavati dai sensori, possono fornire molte più risposte a tutti gli interrogativi che ruotano attorno a pazienti affetti da gravi malattie, aiutando il caregiver nelle cure.

“Le malattie rare rappresentano una grande sfida ed è fondamentale che cresca la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni sulla necessità che persone affette da una malattia rara siano ascoltate e trovino risposte terapeutiche e sociali”, ha dichiarato Annarita Egidi, General Manager dell’azienda farmaceutica Takeda Italia, intervenuta al Forum Sistema Salute. “È un modo per accendere una luce nel futuro e realizzare un cambiamento positivo per la vita di queste persone. Questo contest permette di sensibilizzare i più giovani, stimolandoli a riflettere sui bisogni quotidiani dei pazienti, a normalizzare il concetto di malattia e a costruire un dialogo di inclusione e di accoglienza”.

Motivo per cui la giuria ha premiato i Power rAIngers: innovatività dell’idea, rilevanza rispetto alla sfida posta e uso innovativo delle tecnologie per aiutare chi ne ha maggiormente bisogno.

27 aprile 2022

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.