Aerei, il futuro è green?

Aerei, il futuro è green?

Quando si parla di viaggiare, si pensa sempre alla bellezza che si trova nell’esplorare il mondo: terre lontane, culture diverse, natura incontaminata o metropoli mozzafiato. I benefici e la ricchezza di viaggiare sono fuori discussione. Meno diffuso invece è il discorso riguardo ai costi, in termini ambientali, di uno dei mezzi più usati – e inquinanti- per muoversi: l’aereo. 

Per anni l’impatto del settore aereo sull’inquinamento non è stato una priorità, ma da qualche anno si è fatta luce sull’insostenibilità del fitto sistema aereo di cui tutti usufruiamo, tanto che l’attivista Greta Thunberg utilizza il termine flygskam, “vergogna di volare”, proprio per sottolineare il grande impatto ambientale dell’aereo. I dati confermano questo pensiero: secondo l’organizzazione ambientalista Greenpeace, sopprimendo i primi 250 voli a corto raggio in Europa si eviterebbero 23,4 milioni di tonnellate di CO2 per anno, pari alle emissioni dell’intera Croazia. E nella sua totalità, il traffico aereo è responsabile di circa il 2,5% delle emissioni globali di CO2 da combustibili fossili.

 

Le alternative per essere meno inquinanti ovviamente non mancano ma, come spesso accade, non sono né semplici né economiche. Tra queste ci sono alcuni “accorgimenti” per ridurre l’impatto ambientale come l’utilizzo di aerei più recenti, il rullaggio con un solo motore, la riduzione dell’uso delle luci di atterraggio e l’ottimizzazione del percorso e poi ci sono due vere e proprie alternative al tradizionale carburante.

La prima, nota come Saf (Sustainable Aviation Fuels), consiste in biocarburanti ottenuti da rifiuti riciclati come olio da cucina usato, rifiuti industriali e residui agricoli, che andrebbero poi miscelati con quelli tradizionali.

Il vantaggio è il loro utilizzo immediato senza modifiche all’aeromobile e al suo serbatoio, ma il problema maggiore è che i Saf sono molto più cari dei combustibili tradizionali.

Un’altra strada per voli più sostenibili risiede nell’uso dell’idrogeno, un carburante a zero emissioni. Anche qui, però, è necessario aspettare un momento prima di cantare definitivamente vittoria: l’idrogeno, infatti, non è per nulla facile da utilizzare. Per dare un’idea, deve essere raffreddato a -253° per poter restare liquido, cosa che comporta ripensare in toto la struttura di serbatoi e le procedure di rifornimento.

Inoltre, a parità di energia prodotta, occupa uno spazio quattro volte superiore ai tradizionali carburanti, togliendo quindi spazio dedicato ai passeggeri paganti il biglietto.

Un’ultima modalità permette di volare in maniera più green: è necessario evitare le condizioni per la formazione di scie di condensazione che fuoriescono dagli scarichi. Queste strisce di vapore acqueo intrappolano il calore del sole, riscaldando l’atmosfera e amplificando il contributo complessivo dei voli al riscaldamento globale fino al 7-8% del totale. Alcuni cambiamenti sull’altitudine dei voli potrebbero già comportare un notevole miglioramento dell’impatto ambientale.

Le opzioni sono sul tavolo e note anche agli enti coinvolti come Eurocontrol, l’autorità per l’aviazione dell’Ue, che sta studiando nuovi metodi per evitare le scie di condensa e per ripensare ai voli in ottica più green.

Ora non resta che capire quale soluzione sia la più efficace e attuabile in tempi brevi.

 

20 luglio 2022

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