Abbiamo bisogno di investire nell’economia circolare

Abbiamo bisogno di investire nell’economia circolare

 

L’Italia è una delle nazioni più degne di lode, fra quelle dell’Unione europea, in termini di economia circolare. La quota di riciclo complessiva si aggira attorno al 68%, contro il 57% della media europea, mentre il tasso di uso circolare di materia è del 19.3 % rispetto alla media europea dell’11,9%.

Ma questo primato è a rischio.

Con il termine Economia Circolare si definisce un sistema economico pensato per “generarsi da solo”, autosostenendosi. Insomma, si tratta di un modello di produzione e consumo attento alla riduzione degli sprechi delle risorse naturali e che predilige lo sharing, il riutilizzo, la riparazione degli oggetti difettosi e il riciclo di materiali e prodotti, generati comunque per resistere il più a lungo possibile.  Poi, quando un prodotto raggiunge la fine della sua vita, si cerca di impiegare di nuovo le sue componenti, se possibile, dandogli una nuova finalità. Idealmente, potrebbe essere un processo in grado di andare avanti all’infinito.

Un modo di pensare totalmente diverso dal modello economico tradizionale a cui siamo abituati e che vive sulla triade “prendere, consumare, buttare via”. Un grosso impiego (e spreco) di materia ed energia, spesso inevitabile, perché conseguente ad una crescita della popolazione e di tenore di vita senza precedenti.

La stessa crescita che il più delle volte ha gravi effetti negativi sull’ambiente che ci circonda.

Basta leggere qualche dato. L’Unione Europea produce più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno. Anche se negli ultimi anni la legislazione sulla gestione dei rifiuti si sta evolvendo per promuovere il passaggio a un modello più sostenibile come quello dell’economia circolare, la meta è ancora lontana.

E sarebbe ancora più lontana senza il contributo stesso che l’economia circolare dà alla lotta ai cambiamenti climatici. Secondo il Circularity Gap Report 2021 del Circle Economy – che misura la circolarità dell’economia mondiale – raddoppiando l’attuale tasso di circolarità dall’8,6% (dato 2019) al 17%, si possono ridurre i consumi dei materiali dalle attuali 100 a 79 gigatonnellate: un taglio delle emissioni globali di gas serra del 39% l’anno. 

Invece, se la popolazione continua a crescere, la domanda totale di risorse potrebbe raggiungere i 130 miliardi di tonnellate entro il 2050, rispetto ai 50 miliardi del 2014. Significherebbe sfruttare le materie della Terra il 400% in più.

Fortunatamente trovarsi a parlare di cambiamento climatico non è più così raro, e la transizione verso un’economia circolare sarà un grosso trend dei prossimi anni, catturando l’attenzione di molte imprese e start-up. E l’Europa, in prima fila, si è impegnata a realizzare un’economia a zero rifiuti entro il 2050.

Come ci riuscirà? Usufruendo, ad esempio, di tecnologie come l’intelligenza artificiale (AI), l’Internet of Things (IoT) e la blockchain, in grado di generare risorse dai rifiuti. Alcune startup, ad esempio, utilizzano l’intelligenza artificiale per prevedere la domanda, riducendo così lo spreco di prodotti e gli eccessi  (è il caso dei prodotti alimentari). Altre stanno lavorando per riuscire a tirar fuori dai rifiuti una discreta quantità di energia, mediante incenerimento, gassificazione, e altri processi più complessi.  Altre ancora stanno pensando di utilizzare la tecnologia nella raccolta stessa dei rifiuti, che funziona a orari prestabiliti, a prescindere dalla grandezza e capacità dei cassonetti. Capita, quindi, che i camion della spazzatura si rechino a svuotarli dall’immondizia o troppo presto, quando sono ancora troppo vuoti, oppure troppo tardi, quando ormai sono stracolmi. Invece le startup intendono utilizzare delle IA per contrastare le inefficienze nella raccolta dei rifiuti come, ad esempio, lo spreco di carburante.

L’economia circolare ha un potenziale di $ 4,5 trilioni e rappresenta un’enorme risorsa per la crescita economica globale in chiave sostenibile. Inoltre, l’impiego di nuove tecnologie e competenze potrebbe creare nuovi posti di lavoro: solo in Francia, potrebbero essere oltre 500.000.

La circolarità dell’economia, in conclusione, oltre ad essere un intervento che la Terra stessa ci chiede, rappresenta un nuovo modo di guardare le relazioni tra mercati, clienti e risorse naturali.

Un’esigenza che gli acquirenti stessi chiedono di mettere in atto. E (giustamente) pretendono.

18 agosto 2021

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.